Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/70

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NOVELLA L1V 67 dei nostri con moglie e figliuoli. Il che a Lione accrebbe vie più fastidio, veggendosi in maggior difficultà, che non era prima, di poter conoscere la sua donna, perché se fosse stata ne la prima casa, veggendola talora a la finestra od uscir fuori, si sarebbe potuto chiarire. V’era rimasa sola la speranza che Vergilio gliela insegnasse, ma questa il di medesimo che Angelo ritornò da Ferrara gli fu levata. Ed udite come. Era in Bologna un Vittore da la Vigna, il quale teneva anco egli una bella giovane a sua posta, con la quale, tenendola fuor di casa, s'andava sovente a giacersi. Piacendo questa giovane ad uno scolare, volle vedere se poteva porle le mani a dosso e sapere se ben trottava e che andare era il suo. Ma perché non voleva perder tempo in stare tutto il di a vagheggiarla, le mandò una buona vecchia a parlare, che di cosi fatti servigi serviva per l'ordinario molti scolari, perché ella era singular maestra di portar ambasciate, e dimorava per istanza in una contrada ove grandissimo numero di scolari albergava. Andò la buona vecchiarella, che pareva che andasse a le « stazioni » a Roma per guadagnare 1 ’ indulgenzia plenaria, con suoi paternostri in mano, dicendo quelli de la bertuccia, e fece l’ambasciata a la giovane; la quale si mostrò molto turbata ed agramente ne la sgridò con dirle, se più le veniva a portar simil ambasciate, che le faria fregiar il volto d'altro che d’oro né di perle. Parti la ruffa e il tutto disse a lo scolare. La giovane, come Vittore la venne a trovare, gli disse che la ruffa degli scolari — ché cosi la vecchia era generalmente chiamata — l’era stata a parlare per volerla indurre a fare di sé copia a non so chi scolare. Di questo entrato Vittore in grandissima còlerà, se 11’andò di fatto a trovar la vecchia, a la quale, come fu là, fece un gran sfregio sul viso e le diede tre pugnalate. Al romore di lei che gridava: — Aita, aita! — corse un povero scolare, e volendo aitare la vecchia, Vittore gli diede una stoccata nel petto, de la quale egli subito cadde boccone e si mori. Saltarono al romore di molti scolari, ma Vittore si mise la via fra le gambe e senza esser conosciuto da persona pagò tutti di calcagni e si salvò. Il barigello v’andò e niente di certo puoté intendere. Fu fatto il « veduto e trovato », come dicono, del corpo morto, e