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IL BANDELLO A L’ILLUSTRISSIMO SIGNORE SFORZA BENTIVOGLIO


Mentre che la molto gentile e dotta signora Cecilia Gallerana contessa Bergamina prendeva, questi dì passati, l’acqua dei bagni di Acquario per fortificar la debolezza de lo stomaco, era di continovo da molti gentiluomini e gentildonne visitata, sì per esser quella piacevole e vertuosa signora che è, come altresì che tutto il dì i più elevati e belli ingegni di Milano e di stranieri che in Milano si ritruovano sono in sua compagnia. Quivi gli uomini militari de l’arte del soldo ragionano, i musici cantano, gli architetti e i pittori disegnano, i filosofi de le cose naturali questionano, e i poeti le loro e d’altrui composizioni recitano, di modo che ciascuno che di vertù o ragionare od udir disputar si diletti, truova cibo convenevole al suo appetito, perciò che sempre a la presenza di questa eroina, di cose piacevoli, vertuose e gentili si ragiona. Ora avvenne un giorno che, essendosi lungamente di cose poetiche tra dui bramosi spiriti disputato, cioè tra il signor Antonio Fregoso Fileremo cavaliere e messer Lancino Curzio, il dotto e piacevole messer Girolamo Cittadino prese le Cento Novelle del leggiadrissimo Boccaccio in mano e disse: – Signora contessa, e voi signori, poi che la disputazione de la poesia si è finita, io sarei di parere che entrassimo in alcun ragionamento più basso e piacevole, overo che si leggesse una o due de le novelle del Boccaccio, come più a voi piacerà. – Bene ha parlato, – disse alora la signora Camilla Scarampa, – il nostro Cittadino, a ciò che gli affaticati intelletti, per le cose dotte disputate, alquanto con ragionamenti piacevoli e di leggera speculazione siano ricreati. – A questo soggiunse la signora Gostanza Bentivoglia, moglie del signor conte Lorenzo Strozzo: – Ed io anco sono del parer vostro; ma perchè chiunque è qui ha più volte lette e udite le Cento Novelle, io sarei di openione che alcuno di voi dicesse di quelle o istorie o novelle che così non sono divolgate. – Si faccia, si faccia, – disse quasi tutta la brigata; quando la signora Cecilia pregò il signor Manfredi dei signori di Correggio, giovine costumato e piacevole, che una novella volesse dire. Il quale, dopo alcuna escusazione, a la fine una ne narrò, che molto a la lieta compagnia piacque. Onde io avendola scritta e meco pensando a cui donar la dovessi, voi tra molti mi occorreste, al quale meglio che a nessun