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possa prevalermi. E basciandovi le dilicatissime mani, ne la buona grazia del valoroso vostro consorte, il signor Rodolfo Gonzaga marchese, e vostra, inchinevolmente mi raccomando. State sana.


NOVELLA XLVII
Una cortesia usata da Mansor re e pontefice maomettano di Marocco ad un povero pescatore suo soggetto.


Non accade, signori miei, usar meco queste preghiere con tanta cortesia ed umanità a ciò che io alcuna cosa notabile di quelle che in Affrica ho vedute vi narri, oltra quelle che già da me udite avete, chè cose pur assai d’essi affricani e dei costumi loro e de la varietà de le lor religioni v’ho dette. Essendo adunque io prontissimo di farvi cosa grata, vi dico che quando io era fanciullo, non passando ancora quindeci anni, mi partii da Genova mia nobile e famosa patria ed in compagnia di messer Niccolò Cattanio gran mercadante navigai in Barbaria, e seco arrivai nel regno e città d’Orano posta sul mare Mediterraneo, ove praticano assai i nostri genovesi e v’è una contrada nomata da tutti la «loggia dei genovesi». Era il Cattanio in grandissimo credito in quella città e molto accetto al re di quella, ed aveva molti privilegii ed immunità ottenute da lui, il perchè mercadantava e maneggiava gli affari suoi con grandissimi avantaggi. Quivi io molti anni dimorai ed appresi benissimo la lingua loro e medesimamente i lor costumi, onde insieme con alcuni mercadanti oranesi, uomini affabili ed umani, essendo a quelli per mezzo del Cattanio raccomandato dal re, mi disposi andar negoziando per l’altre provincie de l’Affrica. E passai per diversi paesi e vidi molte grandi cittadi assai popolose e civili, in molte de le quali ci sono collegii per scolari ove sono i lor lettori di varie scienze che dal commune sono salariati. Ci sono ancora diversi spedali dove i poveri che vanno mendicando sono con una gran carità ricevuti e provisti del vivere, estimando essi acquistar grazia infinita appo Dio de le elemosine che fanno. Io veramente assai fiate ho ritrovato più carità e cortesia in molti di loro che talora non ho fatto tra i nostri cristiani. Fui in una gran città, edificata, per quanto mi dissero alcuni cittadini di quella, al tempo del re Mansor che anco era pontefice di Marocco. Essi mi mostrarono una lor cronica, perchè son molto diligenti in scrivere e tener memoria di tutte le