Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/363

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Io gli promisi di farlo con la prima comodità che mi occorresse, ancor che mi sia molte altre fiate deliberato di farlo. Ma ora egli sarà assai per tempo, se avviene che le mie parole fruttino a te la tua libertà. Egli sono già alquanti anni che tu ami costei, e se pensassi che il tuo amore fosse segreto, tu largamente t’ingannereste, perciò che non è favola in Napoli più nota di questo tuo amore, e ciascuno ne parla e infinitamente si meraviglia che tu ti perda dietro a costei, essendo la più sdegnosa e superba femina che si truovi. E tu pur sì fitto in lei ti sei che ad altro l’animo rivolger non puoi. Le spese che tu per lei fatte hai lascio andare, perciò che questo è il minor male che ci sia, chè essendo, come sei, in Sicilia e qui nel Regno ricchissimo, per aver fatte le fogge che fatte hai e comparso sempre su le feste e su le giostre pomposamente, hai il tuo e mio signore onorato e acquistato nome d’esser il più liberal e splendido barone che sia in corte, il che non poco caro esser ti deve. Del tempo poi perduto dietro a costei, d’aver mill’altre vie utili ed oneste lasciate da parte, d’esser di te stesso quasi ogni dì micidiale e andar d’ora in ora di mal in peggio, questo ben ti deveria calere e di questo per amor tuo a me ne vien di continovo dolor infinito, e tanto più quanto io sento dirsi sovente in corte da tutti, che tu dietro a costei sei in modo perduto che più di nulla ti cale e che di te più non sei signore. Molti sono ancora che, come di te si favella, dicono che tu più non sei il solito marchese di Cotrone, ma che sei trasformato in Lionora Macedonia e che altro dio tu non hai al mondo che lei, la quale tanto di te e de le cose tue fa stima, quanto tien cura de le prime scarpette che mai le furono poste in piede. Nè creder già che questo dichino chè mal ti voglino; ma la pietà che di te hanno, l’amore che ti portano e il desiderio che in loro regna di trarti fuor di questo inferno, gli astringe a dir ciò che favellano ed aver di te compassione. E per Dio! a dirti liberamente il vero, tu ti sei pur lasciato fuor di misura a l’appetito trasportare. Tu che ne l’altre cose tue sempre dimostrato ti sei prudentissimo, in questa impresa sei di modo accecato che hai dinanzi agli occhi la tua manifesta morte e, che peggio è, la vergogna, il vituperio e il biasimo eterno del tuo nome, e nol vedi. Tu che nel mestieri de l’arme sotto il nostro glorioso re Alfonso tante volte hai le squadre nemiche rotte, e le genti a te commesse per mezzo i nemici a salvamento condotte, ora te regger non sai e in luogo sicuro ritrarti non puoi, anzi da una feminella vinto, a lei per schiavo ti sei reso e come fanciullo dinanzi al maestro