Pagina:Bandello - Novelle. 3, 1853.djvu/21

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non suole mai porger la notte tanto diletto, che molto maggior noia il giorno non apporti, – dubitai fortemente del caso vostro, essendo pisano e bel giovine; e tanto più ne dubitai quanto che io vedeva in voi e in lei certe cose che mi facevano credere che questo vostro amore avesse avuto principio altrove. Adesso ho conosciuto che m’ingannava, e quando mia moglie mi diceva che devevate esser innamorato d’una nostra vicina, io nol credeva; onde è poi seguìto quanto l’altra volta vi dissi. Pertanto egli mi pare che il caso mio sia degno di compassione e che in casa mia io possa star armato come mi piace. E se volevi passar per l’orto, devevi farmi dir una parola e non così a l’improviso volermi scalar il muro, chè essendo, com’io era, in quel sospetto, che deveva io altro fare? E voi, che avereste voi fatto? Di mia moglie, ora che l’avete così fieramente tormentata, siate sicuro che a torto l’avete fatto male, non essendo ella in colpa di cosa alcuna. – Il notaio pisano alora disse: – Fridiano, tuo suocero m’ha mandato qui per veder con men tua vergogna e danno che sia possibile che io procuri che tu sia con la moglie liberato. Io ho visto il tuo processo che è assai brutto; tuttavia io parlerò qui col signor giudice e farò a la meglio che si potrà. – Fridiano lo ringraziò e pregò che non perdesse tempo, e fu rimenato in prigione. Dapoi furono insieme il giudice, la donna e il notaio pisano e consultarono ciò che fosse da fare per ultimar questa pratica. Conchiusero adunque che il notaio pisano andasse a ritrovar Fridiano e facesse che egli chiedesse di grazia di poter parlar con la moglie; il che dal notaio diligentemente fu posto ad essecuzione. La donna con le lagrime su gli occhi e con il fumo di solfo impallidita, che pareva proprio che fuora d’una sepoltura uscisse, fu a Fridiano condotta insieme con il notaio pisano. Come il marito vide la moglie così pallida, piangendo l’abbracciò e chiesele mille perdoni che mai di lei avesse avuto sospetto, promettendole se di prigione usciva, che voleva che ella fosse donna del tutto, perchè la conosceva donna onesta e da bene. Ella fingendo esser tutta attratta, pareva che non potesse muoversi; di che egli faceva doloroso pianto, dicendo: – Moglie mia cara, dolce anima mia, ben mio, unico mio conforto, perdonami, chè io conosco che sono tutta la cagione del tuo male. Oimè, vita mia, come ti senti? – Ella pur faceva la gatta morta, e con voce debole gli rispondeva che era tutta fiacca e con gran difficultà poteva parlare. Il notaio alora disse: – E’ non si vuol perder tempo, madonna Beatrice, mentre avete licenza di parlar con vostro marito. Io ho avuto a far assai