Pagina:Bandello - Novelle. 3, 1853.djvu/331

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ciò che si facciano. Eglino fanno pur tutto quello che gli piace, o ne pigliamo dispiacere o no. E certamente che sarebbe lor fatto il dovere che, poi che essi risparmiano quello di casa, noi con aita d’altrui lo logorassimo. Che ne dite voi, signora cognata? Parv’egli che noi in questa nostra fiorita giovanezza debbiamo esser trattate di questa maniera? – Madama Bianca, udendo così ragionare la reina di Navarra, essendo anco ella desiderosa di giocare a le braccia con un gentiluomo che ella amava, disse: – In buona fè, madama, che voi dite il vero, ed io più e più volte ci ho pensato, ma non ci veggio modo che possiamo far le cose nostre che non si sappiano, avendo tanti occhi a torno. E se mai si risapesse o ne venisse indizio ai nostri mariti, noi saremmo arse. – La reina, sentendo la disposizione di madama Bianca, e per innanzi avendo già pensato ciò che fosse da fare e che modo tener si devesse che il fatto non si scoprisse, lo narrò a la cognata, la quale, trovatolo buono, deliberarono non dar indugio a metterlo ad essecuzione. Erano in corte dui giovini cavalieri, dei quali l’uno era quello che a madama Bianca molto piaceva, che era chiamato Gualtieri di Dannoi, ed aveva un suo compagno e parente che aveva nome Filippo di Dannoi, i quali di continovo praticavano insieme e tutti dui erano assai belli e di costumi e grate maniere ornati. Come la reina intese Gualtieri piacer a la cognata, conoscendolo molto bene, pose l’animo al compagno, e le parve, al modo che pensato aveva, che questi dui verrebbero troppo bene a proposito. Consigliatesi adunque tutte due, cominciarono ogni volta che vedevano i cavalieri, che tutto il giorno gli vedevano, a far loro grate accoglienze e lietissimo viso. Nè guari in lungo andò la bisogna che i dui compagni, che non erano punto melensi, s’accorsero de l’amore de le due dame, e, mostrando di questo esser lietissimi, si sforzavano quanto loro era possibile di fare ogni cosa che loro conoscessero esser a grado. Aveva la reina di Navarra un suo fidatissimo usciero, col quale parlando, lo instrusse a pieno di ciò che voleva che facesse. Egli, desideroso di sodisfare a la sua padrona, trovati i dui cavalieri insieme, gli manifestò l’intenzione de le due dame, e tali diede loro contrasegni che eglino s’assicurarono del fatto; del che reputandosi i più aventurosi uomini del mondo, attendevano ciò che loro le dame comandassero. E perchè ove le parti sono in tutto d’un volere non si dà molto indugio a condurre la cosa al desiderato fine, col mezzo de l’usciero si trovarono i novelli e lieti amanti in una camera, ove tutte due le dame senz’altra compagnia, piene di gioia