Pagina:Bandello - Novelle. 4, 1853.djvu/73

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come il siciliano governato, egli non averebbe ricevuto né incarco né vergogna. Onde, avendo essa novelletta scritta, e sapendo per manifesta prova quanto vi dilettate leggere le cose mie, questa vi mando e vi dono e sotto il nome vostro ho mandata fuori. Voi, la vostra mercé, amorevolmente l’accettarete ed insieme con il dottissimo nostro messer Francesco Peto, quando tutti dui averete da le faccende publiche agio, talvolta la leggerete, e di me ricordevoli. State sano.Novella XL

Antonio Caruleo fa rubare una bellissima cavalla,
a la fine resta beffato dal padrone de la cavalla.


Ferrando, figliuolo del glorioso Alfonso di Ragona re di Napoli, dopo la morte del padre succedendo nel regno, fu molto dai suoi baroni travagliato, con i quali ebbe lunga e crudelissima guerra. Sovravenne poi Giovanni duca, figliuolo del re Renato, capo degli Angiovini, col quale gran parte del regno contra Ferrando si ribellò. Pose alora Ferrando per governatore in Cossenza, capo de la Calabria, Antonio Caruleo, soldato molto prode e di gran governo, ma che volentieri scherzava con la roba dei vicini. Ed essendo in Cossenza, vide una bellissima cavalla che era d’un gentiluomo cossentino, che in quella cittá era di grandissima autoritá e gran partegiano de la fazione ragonese. La cavalla, oltra che era di tutta quella beltá che si possa imaginare, era poi de le migliori che si trovassero ad ogni mestiero di guerra, e sempre, in ogni fazione che si faceva, il gentiluomo cossentino era su la bella e buona cavalla. Venne adunque voglia al Caruleo d’avere in qual modo si sia la cavalla. Egli sapeva molto bene che il gentiluomo l’aveva tanto cara che per danari non se la saria lasciata uscire de le mani; tuttavia, per mezzo d’alcuni soldati, fece ricercar se egli la voleva vendere. E veggendo che indarno s’affaticava, deliberò, non gli parendo di usar la forza, di fargliela con destro modo involare. Aveva avuto avviso come fra dieci o quindici giorni il re voleva che andasse in Puglia con i suoi soldati, ove il duca d’Angiò s’era ridutto; il che gli parve ottima occasione di far rubar la cavalla e mandarla fuori in qualche villa, fin che venisse il giorno de la sua partita. Ebbe adunque modo una notte di fargliela rubare. Il gentiluomo la matina, levato per tempissimo, andò a ritrovare il Caruleio, lamentandosi che dai soldati di quello gli era stata rubata la sua