Pagina:Baretti - Prefazioni e polemiche.djvu/199

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Nihil est preci loci relictum: iatn perturbavi omnia;

herum f efelli; in nuptias conieci herilem filium ;

feci hodie ut fierent, insperante hoc, atque invito Pamphilo.

Hem, astutias! quod si quiessem, nihil evenisse t mali.

Sed eccum video ipsum: occidi:

utinam mihiesset aliquidhic, quo nunc me praecipitem darem.

Ecco come Niccolò ha tradotta questa scena:

Davo, Simo e Cremete.

Davo. Io venivo a trovarti.

Simo. Che cosa è?

Davo. Perché non mandate per la sposa? e’ si fa sera.

Simo. Odi tu quel che dice? Per lo addietro io ho dubitato assai, o Davo, che tu non facessi quel medesimo che suol fare la maggior parte de’ servi : d’ ingannarmi per cagione del mio figliuolo.

Davo. Che io facessi cotesto?

Simo. Io lo credetti, e in modo ne ebbi paura che io vi ho tenuto segreto quello che ora io vi dirò.

Davo. Che cosa è?

Simo. Tu lo saprai, perché io comincio a prestarti fede.

Davo. Quanto hai penato a conoscere chi io sono!

Simo. Queste nozze non erano da dovvero.

Davo. Perché no?

Simo. Ma io le finsi per tentarvi.

Davo. Che di’ tu?

Simo. Cosi sta la cosa.

Davo. Vedi tu: mai me ne arei saputo avvedere. Uh, che consiglio astuto!

Simo. Odi questo: poi che io ti feci entrare in casa, io riscontrai a tempo costui.

Davo. Heimè, noi siam morti !

Simo. Di’ a costui quello che tu dicesti a me.

Davo. Che odo io!

Simo. Io l’ho pregato che ci dia la sua figliuola e con fatica 1’ ho ottenuto.

Davo. Io son morto!

Simo. Eh! che hai tu detto?

Davo. Ho detto ch’egli è molto ben fatto.