Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/296

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trai chiamar Galatea; non lo sai, tu, il nome arcano della signorina Kathleen.

Che novità è mai questa? Sono passati appena venti minuti, e Filippo ricomparisce nel viale. Se ne va? Certo, e non di gamba malata. Visita breve; perchè? Son curioso di saperlo. Essere al fianco di Galatea, ed alzarsi per prender congedo; ecco due termini contradditorii, strani, insociabili. Ah, non ci reggo più. Filippo è già in fondo al viale; gira il canto, sparisce. Avanti dunque, usciamo dalla macchia, andiamo noi a vedere come ci accoglie Galatea.

— È permesso?

— Avanti. Oh, signor Morelli! che buon vento?... —

È la signora Wilson madre, che mi accoglie con tanta cortesia, levando gli occhi e la mano dal suo telaio da ricamo. Stringo quella mano che ella mi offre, e prendo la sedia che mi addita vicino a lei; una sedia ancor calda delle fiamme di Filippo Ferri. Egli stesso vien subito in ballo.

— Se fosse arrivato cinque minuti prima, —