Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/344

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discreti, vadano a farsi impiccare. Pilade, da quell’uomo di giudizio che è, aveva incominciato a creare la leggenda d’un nostro alterco, nato da una questione di scherma; ed io, felicissimo della trovata, ho abbondato in quel senso. Per tua norma, tu sei partigiano della scuola lombarda, ed io della napoletana; ci sono queste due scuole, infatti, per la sciabola, come per il mandolino, e tutt’e due la pretendono ad insegnarci il miglior modo di romper la testa al prossimo. Cosicchè, caro mio, se tu anteponi la napoletana alla lombarda, abbi oramai la compiacenza di tenerti in corpo la tua opinione, perchè sarebbe tardi, e mi faresti bugiardo senza alcun sugo. T’avverto ancora che non s’è parlato di bastoni, chè tutt’e due ci saremmo diventati ridicoli, e questo poi, senza rimedio. Ci siamo invece picchiati ed ammaccati colle sciabole da sala, nella furia dell’alterco, ed anche un po’ per ismargiassata, non mettendo la maschera. Con questo ho giustificata la mia graffiatura; quella che si vede, naturalmente. L’altra, che “interessa il cuoio capelluto„, come dice