Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/225

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lo dice anche il Savio «Homo sine pecunia est imago mortis».

- Siete un asino, voi! - rispose furibondo il Collini.

E pigliato il cappello, se n’andò via a precipizio, tirandosi dietro con grande strepito l’uscio del sancta sanctorum.

- Asino! asino a me? - fischiò, digrignando i denti, l’ometto paffuto. - Te lo darò io l’asino, tra due mesi, alla stretta dei conti!

XXV.

Nel quale i lettori più scarsi d’ermeneutica avranno la spiegazione della "Prima dei Corinzii"

Com’era avvenuto tutto ciò?

Per raccontarlo ai lettori, dobbiamo rifarci alcune ore indietro, e cercare Aloise Montalto nel suo quartierino di via Balbi.

In che stato fosse l’animo del giovine, ci è noto dalle parole del Collini, il quale aveva mandato il Ceretti ad esplorare, col pretesto di comperar la Montalda. Ma noi dobbiamo soggiungere che quel negozio delle cambiali non era il solo argomento della tristezza d’Aloise.

Anzitutto, perchè s’era egli gettato in quella rovina? Egli giovine severo, assegnato, perchè s’era dato ad operare da spensierato, da pazzo?

Nella dimanda è già la risposta. Chi giudicherà i diportamenti d’un pazzo? E chi potrà sentenziare per quali vie abbia a scorrere, a qual punto fermarsi la pazzia? Incendio lunga pezza nascosto, infuria d’improvviso per modo che opera umana più non vale a frenarlo. E la fiamma d’Aloise era stata covata sei anni, sei lunghi anni in silenzio. Per tutto quel tempo il suo cuore era stato come un tempio domestico, dove egli custodiva gelosamente una immagine sola, nè occhio profano era giunto mai a trapelarne il mistero. E la dea ch’egli adorava in segreto, ai cui piedi ardeva il migliore degli incensi, il fiore della sua giovinezza, i pensieri tutti dell’anima, regnava là dentro, non pure scolpita, animata da quel Pigmalione eterno che si chiama l’amore. Perchè infatti, siamo noi gli artefici de’ nostri idoli; la donna amata è in gran parte opera de’ nostri vaneggiamenti. I più soavi