Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/125

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mormorò Dodone. — E se non fosse per quelli che mi dà il bisogno di collocare la mia figliuola, potrei essere contento abbastanza ne’ miei poveri cenci. —

Vedete un po’ che stranezza! Era balenato in quel punto allo spirito del villano di Croceferrea di toccare il castellano nel cuore. Quella degnazione, quella bontà di Rainerio, gli erano parse di buon augurio, quasi un invito a toccare quel tasto.

— Ali, ci siamo! — disse il castellano. — Tu hai sempre in testa di dare la tua figliuola, quell’occhio di sole, ad un servo della gleba. Caro mio, tu vivi nell’errore, e vuoi anche morirci impenitente. GliChe pazzia è mai questa tua! E non pensi che quella cara fanciulla può essere la fortuna della tua casa.

— In che modo?

— Non saprei dirtelo ora. Tu, del resto, vuoi capir così poco!

— Eh, capir molto non è mai stato il fatto mio. Viviamo tra i sassi, e siamo un po’ duri come quelli. Ma una cosa capisco bene: che il podere di Croceferrea ha bisogno di uno