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LA GUERRA ALL’INVISIBILE.

Maggio.


È il battello del silenzio. Nessuno parla a bordo del piccolo vapore che va alla pesca. Ogni uomo sa quello che deve fare e lo fa senza aprir bocca. L’equipaggio è attento, alacre e muto. I comandi sono trasmessi con un fischio.

La nave esce lentamente dal porto andando a zig-zag da un varco all’altro dei varii sbarramenti della difesa, varchi ristretti, che bisogna conoscere, vigilati da guardiani e da cannoni, e che si serrano appena una nave è passata. Tutti i porti, gli ancoraggi, le baie, i canali d Europa si sono chiusi così. Campi di torpedini, campi di gimnoti, veri banchi di esplosivi si succedono sotto alla immutata superficie delle acque e sterminate reti di acciaio si svolgono, e cavi e catene enormi, nei passaggi più angusti, si tendono alla sera con grande frastuono d’argani manovrati alle rive. Fra tanti ostacoli e tanti pericoli, un sentiero segreto. Non basta conoscerlo per passare. Bisogna, avvicinandosi, issare un segnale di bandiera, che varia sempre: la parola d’ordine. È il cannone che la chiede.

Barzini. Fra le Alpi, ecc.