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NELLE ACQUE DEL NEMICO.

Maggio.


Sulla rotta tracciata dal primo cacciatorpediniere, gli altri, appena visibili, filano guidati dal biancore delle scie, e pare che la squadriglia navighi sopra una strada di fosforescenza gettata attraverso alla notte profonda. La luna sottile, discesa al tramonto, si è nascosta dietro a neri ammassi di nuvole che ergono sulle onde fantastici aspetti di isole lontane.

Fra quelle parvenze di isole una strana luce improvvisa si accende e chiama per un momento ogni sguardo. La luna ha trovato un piccolo vano fra le nubi e mette un rossore di bragia all’orizzonte. Poi si immerge e si spegne, inguainando nel mare la lama incandescente del suo arco a scimitarra. Nel cielo fattosi più cupo le stelle si ravvivano, come se un soffio fosse subitamente passato sul loro fuoco azzurro.

Somiglia un po’ al loro chiarore, la luce celestina e pallida che le lampade colorate spandono nelle profondità della nave. Lo scafo sembra invaso da una irradiazione siderea, della quale nessun barlume filtra all’esterno. Per tut-