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330 lettere dal mare


guìto. In qualche secondo sono scomparsi nel buio.

No, non si erano accorti di niente. Partivano. Si è capito che erano stati avvistati nel momento in cui salpavano l’àncora. Dopo avere scortato qualche importante trasporto militare, arrivato forse allora allora, si affrettavano ad andar via, per rientrare a Cattaro prima del giorno, navigando presso la costa come quella gente che di notte va muro muro. Nel raccogliere l'ormeggio, la prora di un cacciatorpediniere si era girata a destra, tirata dalla catena, ma una volta l'àncora issata all'occhio, la prora aveva preso la direzione di rotta. Se avessero tardato qualche minuto, non sarebbero partiti mai più. Il nostro colpo di mano avrebbe fatto una più grande preda.

I due battelli italiani si sono riaffiancati per proseguire verso l’ancoraggio, cercando di spingere lo sguardo lontano.

Una forma nera e bizzarra è apparsa a poche centinaia di metri, e su di lei le siluranti hanno accostato con confidenza. La cercavano sul mare. Era una specie di bastimento dallo scafo invisibile. Si scorgevano gli alberi, la ciminiera, il ponte di comando, il castello di prua, il castello di poppa, ma il corpo della nave mancava, l’acqua lambiva la coperta. Era il cadavere del Michael, affondato senza sbandarsi, scomparso fino ai bordi.

Più lontano, qualche cosa di tenebroso e di