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clxviii introduzione

rafaggioe la terza un grillo, che sono poi causa della sua fortuna (III, 5); è Moscione, che, mandato via dal padre, incontra quattro persone diversamente virtuose, che gli fanno acquistare grandi ricchezze (III, 8). — La novella dello sciocco si racconta in India come in Russia, in Germania come in Italia; e presso di noi il De Gubernatis l’ha fatta, recentemente, oggetto di un suo studio1.


Una delle fiabe più notevoli della raccolta pareva al Grimm la V della G. V: Sole, Luna e Talia. In Germania è questa la fiaba di Dornröschen: «Nasce una figlia a un re, e dodici fate sono invitate al festino, innanzi a ciascuna delle quali è posto un piatto d’oro. Quando undici di esse hanno pronunciato le loro fatazioni, entra una tredicesima, non invitata, per la quale manca il piatto d’oro. E questa allora, irritata, annuncia che la bambina, divenutta giovinetta, si pungerebbe a morte per mezzo di un fuso. Ma la dodicesima fata, che non aveva ancora parlato, mitiga la maledizione, dicendo che la giovinetta sarebbe solo caduta in un sonno da durare cento anni. Il Re fa togliere tutti i fusi dal suo reame; ma, quando la fanciulla ha raggiunto i quindici anni, giunge un giorno a una torre cadente, dove una vecchia fila; la curiosa fanciulla stende la mano al fuso; ma, subito, si punge cade in un profondo sonno. Tutte



  1. V. Storia delle novelline popolari, Milano, Hoepli, 1883, pp. 61-87, e cfr. Florilegio delle nov. pop., pp. 139-156.