Pagina:Battisti, Al parlamento austriaco, 1915.djvu/120

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104 al popolo italiano

solo se i problemi nazionali, ancora incombenti sull’Europa, saranno risolti. La storia non si salta.

L’Austria, nella quale si sperava di vedere la prima applicazione dell’internazionale, non ha potuto dar vita ad un partito socialista, capace di attuare l’internazionalismo, per la mancanza della premessa indispensabile: l’indipendenza delle singole nazioni. E queste, pur troppo, si sono ovunque conseguite solo con la guerra.

Restate sull’altra sponda, ci avete detto, e attendete tempi migliori; attendete che la Internazionale oggi sgominata, si ricostituisca e trionfi, e riesca a stabilire gli arbitrati fra le Nazioni.

No, caro amico. Sessanta anni d’attesa e di martirio sotto la sferza austriaca sono stati abbastanza. Fra quaranta anni, noi irredenti, travolti dal flutto degli odii nazionali in cui l’Austria è maestra, compressi da tedeschi e da slavi, tenuti sotto regime medievale, saremo tutti non più italiani, ma bastardi. E noi che sappiamo quale degenerazione intellettuale, quale abbassamento morale, economico, politico, si congiunga con l’ibridismo nazionale, noi alziamo il grido della disperazione.

Al nostro peggior nemico non auguriamo di essere un bastardo.

Chi vuole distrutto il nido del feudalismo austriaco, deve ora dare il suo aiuto e darlo anche col sacrificio della vita.

Se fra i Partiti rivoluzionarii d’Italia, sempre così generosamente pronti a buttarsi allo sbaraglio, anche quando si tratta di salvare una sola