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198 al popolo italiano

i prezzi della polenta e del pane (e si noti bene: a base di calmiere governativo!) saranno in causa dei dazi speciali dell’amministrazione tirolese, del 20 e del 30 per 100 più elevati che non in qualsiasi località del regno.

Inutile indugiarci a dire della selvicoltura. Il 48 per 100 del suolo trentino (la cui superficie è di 6350 chilometri quadrati) è coperto da selve. Il legname pregevolissimo del Trentino, preferito a quello stiriano e carintiano, si esporta in Italia pel valore annuo di quattro milioni di corone. Se esistessero quelle strade e ferrovie che il Governo austriaco, ostinato a congiungere il Trentino col nord e a tenerlo staccato dal sud, nega testardamente, l’esportazione del legname potrebbe esser molto più redditiva.

Messi sulla bilancia il pro ed il contro, ognun vede che le piccole perdite che nell’economia del suolo — data l’annessione del Trentino al Regno — si avrebbero con un acceleramento forzato della trasformazione della coltura a vite in altre colture, sono largamente compensate da ben maggiori, sicuri e duraturi vantaggi.

Se non che l’avvenire del Trentino non sta solo nei prodotti del suolo. Il Trentino ha tutte le premesse necessarie per tornare ad essere un paese eminentemente industriale. Ha carbone bianco, ha ricchezza di materie prime, ha cervelli e braccia di lavoratori intelligenti, tenaci.

Non ha bisogno che di una cosa: di esser libero. Di avere un Governo che sia umano, che lo aiuti, che se non vuole aiutarlo almeno lo lasci fare da sè.