Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821.djvu/215

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A CHI LEGGE




Di molte cose io debbo prevenire quelli che mi onoreranno d’interessarsi alla lettura di queste Ricerche. Parrà a molti, che avendo io scritto in materie politiche, e la natura delle infelici procedure criminali in altra mia opera esaminata, ed essendomi ora dall’Augusta Clemenza assegnato l’onorevole incarico di istruire la gioventù in una scienza parimenti tutta politica, ed interessante la felicità degli uomini, io abbia non di leggieri traviato dal mio cammino, trascurando e il debito della mia incumbenza, e l’importanza e gravità dell’oggetto, per divertir l’animo nelle più amene e più floride regioni delle belle lettere. Ma cesserà la sorpresa ed il rimprovero per chi considera che la bellezza, la bontà, l’utilità hanno la più grande affinità tra di loro, e che tutti questi modi o concetti della mente nostra finiscono, in ultima analisi, nell’amore della felicità; onde la morale, la politica, le belle arti, che sono le scienze del buono, dell’utile e del bello, sono scienze che hanno una più grande prossimità, anzi una più estesa identità di principii, di quello che taluno potrebbe immaginare: queste scienze derivano tutte da una scienza sola e primitiva, cioè

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