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Pietro Bembo - Rime

XXXVI.

Quanto alma è più gentile,
donna d’Amor e mia, tanto raccoglie
piú lietamente onesto servo umile.

Perché se ‘l Tosco, che di Laura scrisse,
ven reverente a far con voi soggiorno,5
dolce vi prove più, che non provo io.
Forse leggendo come sempre e’ visse
piú fermo in amar lei di giorno in giorno,
direte: – Ben è tale il fedel mio –.
Basso pensero o vile10
non scorgerete in lui, ma sante voglie
sparse in leggiadro et onorato stile.

XXXVII.

Sì come sola scalda la gran luce
e veste ‘l mondo e sola in lui risplende,
così nel penser mio sola riluce
Madonna e sol di sé l’orna e raccende.4

E qual il velo, che la notte stende,
Febo ripiega e seco il dì conduce,
tal ella, i mali che la vita adduce
sgombrando, al cor con ogni ben si rende.8

Tanta grazia del ciel chi vede altrove?
rivolgete, scrittor famosi e saggi,
tutte in lodar costei le vostre prove.11

Ma tu, che vibri sì felici raggi,
mio bel pianeta, onor di chi ti move,
non tôrre a l’alma i tuoi dolci vïaggi.14


Letteratura italiana Einaudi 23