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Pietro Bembo - Rime


La qual vedesse sol un giorno, quanto
per lei dolor dì e notte m’accompagna,
assai fora men grave ogni mia pena.14

XCIV.

La fera che scolpita nel cor tengo,
così l’avess’io viva entro le braccia:
fuggì sì leve, ch’io perdei la traccia,
né freno il corso, né la sete spengo.4

Anzi così tra due vivo e sostengo
l’anima forsennata, che procaccia
far d’una tigre sciolta preda in caccia,
traendo me, che seguir lei convengo.8

E so ch’io movo indarno, o penser casso,
e perdo inutilmente il dolce tempo
de la mia vita, che giamai non torna.11

Ben devrei ricovrarmi, or ch’i’ m’attempo
et ho forse vicin l’ultimo passo:
ma piè mosso dal ciel nulla distorna.14

XCV.

Mentre di me la verde abile scorza
copria quel d’entro, pien di speme e caldo,
vissi a te servo, Amor, sì lieto e saldo,
che non ti fu a tenermi uopo usar forza.4

Or che ‘l volger del ciel mi stempra e sforza
con gli anni e più non sono ardito e baldo


Letteratura italiana Einaudi 59