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libro secondo 155


Capitolo V.

Quello che negoziasse in nome del papa il patriarca di Costantinopoli col re di Francia e col duca di Savoia prima che il cardinale Aldobrandino partisse di Roma; e quello che poi seguisse intorno alla mossa d’armi del re contra il duca.

Rimessa dunque alla decisione del papa la differenza del marchesato nel modo che si è veduto, egli cominciò a far viva instanza d’esserne quanto prima informato appieno dall’una e dall’altra parte, accioché avesse commoditá di possederne bene ogni punto, e di maturare poi nella forma che bisognasse l’intiera spedizione della sua sentenza. Come fu mostrato di sopra, erano venuti a Roma il signor di Sillery e il conte di Verrua; quegli spedito dal re di Francia e questi dal duca di Savoia per la causa del marchesato; ma l’uno e l’altro aveva differito sí lungamente a venire che ormai pochi mesi restavano a finir l’anno dentro al cui spazio si prefigeva il tempo del compromesso. E perché non era possibile che il papa in termine cosí breve potesse vedere la causa, egli risolvè di procurare appresso le parti che il compromesso per qualche nuovo spazio di tempo si prolungasse. Da quella di Savoia non vi poteva essere difficoltá, perché stando egli in possesso del marchesato ogni dilazione era per lui vantaggiosa; ed all’incontro il re di Francia mostrava non un vivo desiderio ma piú tosto un’ardente impazienza di ricuperarne il dominio, del quale vedeva che la Francia contra ogni ragione troppo manifestamente restava spogliata.

Parve dunque necessario al papa di fare col re i piú caldi offizi per ottenere l’accennata proroga, e per questo gli spedi espressamente il patriarca di Costantinopoli soggetto di giá conosciuto e molto ancora stimato dal re medesimo. Questi