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166 delle memorie


potersi vedere insieme l’uno e l’altro di loro, ed avendo il duca dopo la pace inviato il signor Roncasio ministro suo confidentissimo a far verso il re allora quei complimenti d’onore e di riverenza che l’occasione richiedeva, esso Roncasio era stato benignissimamente raccolto dal re, il quale con piú chiari sensi gli aveva fatto apparire il medesimo desiderio di vedere il duca e di goderlo e di onorarlo, come si doveva, nella propria sua corte di Francia.

Dall’altra parte il duca voleva far credere che a ciò egli fosse consigliato ancora dal papa, dicendo ch’egli aveva fatto conferir questa sua intenzione, e che il papa era stato di parere che l’andar egli in presenza averebbe potuto senza dubio agevolar grandemente ogni accordo. Ma in effetto né in Francia né in Roma gli offizi del duca erano stati ricevuti in quella maniera; perciò che in Francia, se bene il re aveva ricevuto il Roncasio con molta benignitá e gradita la dimostrazione del duca, non si era però allargato nel modo che publicava il duca intorno al vedersi egli col re; anzi sapevasi che il re aveva chiaramente soggiunto che meglio sarebbe stato, prima di pigliarsi dal duca una tal risoluzione, che si terminasse la differenza del marchesato, a fine di poter allora stare insieme con pieno gusto e non aver occasione alcuna d’amareggiarla. E quanto al papa, si era inteso pur similmente ch’egli aveva molto gradito e stimato l’offizio del duca, ma non datagli alcuna sorte d’incitamento per fare una simil risoluzione; anzi che aveva soggionto essere molto incerti e molto pericolosi gli abboccamenti de’ prencipi, e che servivano spesse volte piú a disunir gli animi loro che a conciliargli. Sapeva dunque nel segreto di se medesimo il duca, che il senso del papa e del re piú tosto era stato contrario che favorevole al suo intento d’andare in Francia, ma sopra tutto l’angustiava e lo metteva in gran pena la considerazione del re di Spagna, dal quale egli non poteva dubitare che non fosse per essere malissimo intesa una tale azione. Di giá ne parlavano male tutti li ministri del re in Italia, di giá vi si opponevano con tutti gli offizi loro. E specialmente il contestabile di Castiglia, governatore di Mi-