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202 delle memorie


la pace si dovesse desiderare molto piú che la guerra, poiché in questa non poteva accrescere la gloria di giá acquistata fra l’armi; lá dove all’incontro poteva rendersi ora quasi non men glorioso in quella; che nondimeno per onore del pontefice suo zio e della sede apostolica e per sua propria riputazione, conveniva ch’egli in ogni modo sapesse la vera intenzione del re e dell’istesso Fuentes intorno a questo punto cosí essenziale; poiché volendosi in Spagna la pace e potendo egli portarne seco qualche pegno sicuro in mano, seguirebbe il cominciato viaggio, e scoprendo i sensi contrari tornarebbe a Roma piú tosto che inutilmente continuare la sua legazione.

Al discorso del legato rispose il Fuentes che in Spagna sinceramente si desiderava la pace; giurò da cavaliere ch’egli stesso la desiderava quasi non meno che il papa; che vi cooperarebbe con ogni spirito, ma però salva sempre la riputazione del suo re, e non in altra maniera; che quanto al venir a piú stretti termini era necessario di aspettare l’arrivo del duca di Savoia, col quale vivamente tentarebbe di superare le difficoltá che dalla parte di lui s’incontrassero.

Replicò il legato al Fuentes che senza dubio sarebbero grandissime l’opposizioni che il duca farebbe, come quegli che ugualmente abborriva e la restituzione del marchesato e la ricompensa per via del cambio con Pinarolo di qua da’ monti; che ora egli si mostrava tutto acceso di dolore e di sdegno per vedersi la guerra addosso col re di Francia in persona, con la Savoia in gran parte di giá perduta e col pericolo d’altre perdite che potevano soprastargli. Onde fra tali e si focose passioni troppo difficilmente potrebbe egli dar luogo a moderati consigli; conoscersi ch’egli voleva la guerra, che procurava di tirarvi il re cattolico in ogni modo, che di giá parlava intorno alla causa del marchesato come di causa del re intieramente, e che in somma tutti i suoi fini erano d’impegnar a nuovo rompimento le due corone. Dunque esser necessario che il conte supplisse dove il duca mancava o piú tosto eccedeva, e appunto giacché la causa del marchesato era divenuta causa del re cattolico, giacché in mano del conte era