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Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/307

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I

Della disgrazia familiare toccata al maresciallo d’Ancre.
Della sua potenza a corte. Colloquio avuto con lui dal Bentivoglio.

Io sono venuto qua in congiuntura d’una grand’afflizione del marescialle d’Ancre e di sua moglie per la morte della loro figliuola. Avevano disegni alti sopra di lei, cioè d’acquistar col suo matrimonio un appoggio di qualche gran casa in questo regno, e ne sarebbe succeduto loro l’effetto, perché, come Vostra signoria illustrissima sa, in mano loro è al presente questa corona, e quel ch’era prima favore s’è convertito in assoluta autoritá. Essi hanno rinovato i ministri ed essi gli maneggiano a modo loro. La marescialla però non sa ancora niente del caso, perch’essendo ella oppressa da un lungo male, e parendo ora che cominci a migliorar alquanto non vogliono dare occasione al male di esacerbarsi con questa nuova.

Io ho visitato il marescialle, e gli ho dato la lettera di Vostra signoria illustrissima, l’ho accompagnata con quell’officio che conveniva, mi son condoluto seco ancora in nome di lei della perdita ch’ha fatta per il dispiacere che gli ho detto che da lei ne sarebbe sentito. Egli mostra d’aver ricevuto il colpo con molta franchezza d’animo, e quanto alla persona di Vostra signoria illustrissima mostra grande osservanza verso di lei, come anco un ossequio grande verso Nostro Signore ed un zelo particolare verso le cose ecclesiastiche. Lo ringraziai parimente degli offici che fece perché si levasse l’intoppo che s’era attraversato alla mia prima audienza. Di che egli mostrò di ricever molto gusto e prese occasione poi d’entrar nella materia, concludendo in sostanza che bisognava