Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/407

Da Wikisource.

lettere familiari 401


lungamente la stampa. Sopra tutto ricordatevi, il mio cavaliere, di grazia (come tante volte v’ho detto) di purgar l’Adone dalle lascivie in maniera ch’egli non abbia da temere la sferza delle nostre censure d’Italia, e da morir piú infelicemente al fine la seconda volta con queste ferite che non fece la prima con quelle altre che favolosamente da voi saranno cantate. Confido però che non vorrete essere omicida voi stesso de’ vostri parti. Fra tanto goderemo il suono di questa soave sampogna. In fronte della quale, perché avete voluto voi porre quella lunga lettera, o piú tosto apologia, all’Achillini ed al Preti? Troppo avete abbassata la vostra virtú, e troppo onorato il livore de’ vostri malevoli. All’invidia il maggior castigo è il disprezzo, e mai saetta non ferí il cielo. Chi è giunto alla vostra eminenza non deve far caso alcuno di quattro o sei ombre vane, che non concorrono a’ comuni applausi di tutto il teatro. Chi mi troverete voi di grand’uomini antichi o moderni, in qualsivoglia professione, ch’in sua vita non abbia avuto degli emuli? E fra i poeti, lasciando i piú antichi e parlando de’ piú moderni che noi medesimi abbiam conosciuti, il Tasso ed il Guarini non hanno provato anch’essi i denti della malignitá e dell’invidia? E nondimeno, chi si ricorda piú dell’opposizioni fatte a’ loro poemi o chi non se ne ride? Vivono ora che sono morti; e cosí è succeduto agli altri grand’uomini in lettere o in arme, e in ogni altra professione e scienza. La posteritá insomma è quella che dá la vita e la morte agli ingegni; di lá ne vien la vera sentenza e da quel tribunale incorrotto ed incorruttibile bisogna aspettarla. E tanto basti in questa materia. A bocca il resto. Se ben io penso di fermarmi qui in Melun tutta la settimana presente, per godere un poco piú questa buon’aria e questo bel sito. A Fontanableò son di giá stato una volta, e dimani vi tornerò. Gran casa invero e degna d’un tanto re! Benché sono piú case insieme, aggiunte l’una all’altra in vari tempi senza ordine alcuno; onde di tutte viene a formarsi una vasta mole indigesta e confusa; ma questa medesima confusione è piena di grandezza e di maestá. Il sito è basso ed ha piú tosto dell’orrido, massime in questo