Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/305

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SATIRA1
Est
Gaudia prodentem vultum celare. Sepulchrum
Permissum arbitrio sine sordibus extrue; funus
Egregie factum laudet vicinia . . . . . .
Q. HORAT. Satyr. V. Lib. II.

 
Poca terra, poca erba e pochi fiori
Che il pianto irriga di fedel consorte
D'inconsolabil duolo il cor ferito
Profondamente, e di più mesti figli
5Che funerei giacinti alle devote
Zolle portando, con singulti amari
Chiamano il dolce genitor perduto:
Il genitor che co' suoi padri antichi
Dorme tranquillo e benedetto, ell' era
10Questa sol, questa un dì la tomba agli avi
Nostri diletta, allor che regno in terra
Innocenza serbava; e non le finte
Colonne, e gli archi, e i serici trapunti,
Né compro lutto, e meditato canto,
15De' secoli più guasti insana pompa.
Spesso ancora sorgeva a que' beati
Semplici tempi, in mezzo a' campi un'ara
O stabil cippo sepolcrale, grato
Di dolor monumento e di desio,

  1. Milano. Per Cairo e Compagno, 1808