Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/183

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Letta avidamente l’elegia, i sottoscritti pensarono subito che lo stamparla sarebbe stato un far cosa gradita al pubblico; da che oggidí gli scrittori del Caffè (morte essendo e seppellite le brutte invidie de’ loro contemporanei) ottengono quella giusta venerazione che si meritano, ed ogni cosa che sia frutto di quegli ingegni viene letta con altrettanta compiacenza quant’era l’astio inverecondo col quale a’ tempi loro sprezzavasi. Nel manoscritto non è registrato il nome dei due compositori dell’elegia. In alcuni passi le idee e lo stile farebbero sospettare ch’essa fosse fattura di Pietro Verri; in piú altri, del di lui fratello Alessandro. E forse è opera di tutt’altri; forse un solo individuo ne fu l’autore; forse... anche... chi sa? I sottoscritti non vogliono avventurare nessun giudizio: decida il pubblico.

Ecco l’elegia ricopiata tal quale dalla Miscellanea del cappellano. Ma no: bisogna che i lettori sappiano in prima una cosa, e la si dica. L’elegia è preceduta da una Notizia storica , compilata da don Anastasio. Sono descritte brevemente in essa le circostanze che diedero occasione al componimento patetico. E sono circostanze tali, che per una bizzarria dell’accidente somigliano in qualche modo a quelle in cui trovansi gli estensori del Conciliatore. Siffatta analogia, è da confessarsi, contribuí anch’essa a far nascere il pensiero di pubblicar l’elegia, e con essa anche la Notizia storica nella sua genuina semplicitá. S’è detto «analogia d’ alcune circostanze». Badate bene, o lettori, ai termini ; perché gli estensori del Conciliatore non amerebbero d’essere creduti si presuntuosi da voler paragonare se stessi agli illustri scrittori del Caffè. Sanno bensí in coscienza di aver comune con essi la intenzione; ma l’ingegno poi e le forze..., queste sono altre cose. «Non omnia possumus omnes», soleva dire ogni tratto il barbiere di Tom Jones. Oh! un barbiere ci vorrebbe che lavasse il muso a certi israeliti della nostra penisola, de’ quali dicesi che per avere imparate a mente quattro frasacce del Pataffio di ser Brunetto, siensi fatti tronfi come la rana della favola, e vadano gracchiando contro le opere del Verri e del Beccaria, e le chiamino «miserie», perché non vi