Pagina:Bernardino da Siena - Novellette ed esempi morali, Carabba, 1916.djvu/38

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26 apologhi e novellette

un boccone, mentre ch’io andavo, non avvedendosene il mio padrone; e cosí io ho fatto alcuna volta.” Allora, dice il lione: “Oh! ladro, ladro, traditore, malvagio; non pensi tu quanto male tu hai fatto? E quando potrai tu restituire quello che valeva quello che tu hai furato e mangiato?” E subito comandò che quest’asino fusse preso e fussegli dato una grande carica di bastonate; e cosí fu fatto.

Doppo lui andò la capra dinanzi al lione, e similmente si pose ginocchioni, domandando misericordia. Dice il lione: “Che hai fatto tu? O di’ il peccato tuo.” La capra dice: “Signore mio, io dico mia colpa, ch’io so’ andata talvolta in cotali orti di donne a far danno, e spezialmente in un orto d’una vedova, la quale aveva un suo orticello, dove erano molte erbucce odorifare, petorsello, maiorana, serpollino e anco del basilico; e molte volte feci danno di cotali cavoli, e anco di cotali arboscellini giovanelli; e tollevo le cime che erano piú tènare. E come io feci questo danno a costei, cosí anco ho fatto in molti orti; e talvolta feci danno per modo, che io non vi lassavo nulla di verde.” Dice il lione: “Doh! io mi so’ abbattuto già a due coscienzie molto variate: l’una l’ha tanto sottile, che è troppo; e l’altro l’ha troppo grossa, come fa el ladro dell’asino. Tu ti fai una grande coscienzia di mangiare queste tali erbuccie? Eh! va’ in buon’ora; va’, non te ne fare coscienzia; doh! vattene alla pura, come vo’ io. Non bisogna dire di questo peccato: egli è usanza delle capre di fare a questo modo. Tu hai una grande scusa, imperoché tu se’ inchinata a far