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genti sulfuree e ferruginose appariscono in questo periodo di attività interna e lasciano traccia debole di sè attraverso le roccie: unica fra tutte è ora rimasta, che io sappia, la fonte di Picchioni, anticamente dei Tozzi, a Mercatale, le cui acque fredde contengono il 12% di acido solfidrico (H2S).
Testimoni di questa lotta formidabile tra la terra ed il mare pochi ne restano nella nostra Toscana, pochissimi nella Valle del Bisenzio; ma ogni scarso pezzetto di torba, ogni frammento di macigno, di serpentino e di granitone, che il passeggiero incontri sulla sua strada, porta scritta in sè stesso la sua storia e la sua origine, in parte idromeccanica, in parte idroplutonica.
Sono selci gelatinose di sedimento della densità media 2-2.7, di colore nero o livido, giallastro o grigio, spesse volte a tinte sfumate ed indecise, qualcosa di mezzo tra le selci semplici e le agate, le calcedonie e le opali che tanto belle abbondano nel territorio non lontano di Montecatini e Castel Martini.
Tagliate in lamine sottili ed esaminate al microscopio presentano strati di corpuscoli calcari di origine animale, impastati, sotto l’azione dell’acqua, da una gelatina o magma siliceo.
Appartenenti a questo gruppo e sparsi in tutto il territorio sono: la selce piromaca, nera, chiamata anche pietra focaia; la selce molare, porosa, ineguale, bianco-gialliccia con macchie ocracee; il diaspro rosso, compenetrazione intima di silice con argille ocracee di pe-