Pagina:Bettini - La stazione estiva di Montepiano, Firenze, Minorenni corrigendi, 1897.djvu/78

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E quel gioiello d’arte, quel cammeo antico, qual s’apprezza il sonetto «La Fiducia in Dio», non è altro che l’esplicazione poetica del marmo prodigioso dello Statuario.

Rese l’anima a Dio, che avea stampata in lui sì vasta orma del suo spirito creatore, il 20 Gennaio 1850 alle ore 12,30 pom.

Morto povero, lasciò in poco floride condizioni economiche la vedova, Virginia nata Boni, e tre figlie che aveva amato d’intenso affetto.

Ecco ciò che di lui dice il Duprè, un altro grande sorto dal popolo: «Il Bartolini era un uomo sdegnoso e spregiudicato, chiamava le cose col suo vero nome, e dava dell’asino a chi gli pareva tale, fosse anche stato un senatore o un ministro. Sapeva di essere un grande scultore e amava che si credesse da tutti: motteggiava sovente e al frizzo sacrificava non rade volte fin la decenza: liberale e caritatevole, geloso del decoro e dell’educazione della sua famiglia; ammiratore delle leggi leopoldine, di Federigo il grande, di Napoleone il grande e dei principii dell’ottantanove. Amava d’essere chiamato maestro e si sdegnava a dargli del professore: metteva in bernesco i ciondoli, e quando li ebbe li portava a tutto spiano. Come scultore fu grandissimo, più del precetto giovò il suo esempio; ristorò la scuola ritornandola ai sani principi del vero; ebbe nemici molti e assiduamente molesti che non si curava placare; stuzzicato volgeasi a dritta e a sinistra, sferzando spietatamente e ridendo.»

Oh! buon Duprè, il giudizio che esce dalla tua penna, che pur non era quella d’un letterato, può difficilmente essere vinto. Mente retta e serena, cuor gentile, esperienza dell’arte a Te non facevan difetto e in queste