Pagina:Bianca Laura Saibante - Discorsi, e lettere, Venezia 1781.djvu/72

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to, andasse fornito di saviezza almeno; ma non posso a giusta equità accordarvi che sia necessario essere saggia e leggiadra per essere spiritosa. Quanti begli Spiriti non ci sono, che si piccano di non conoscere la vera saviezza nè meno a nome, o che son goffi e mal conci nel corpo? Se lo Spirito propriamente consiste in una felice combinazione d’idee, che hanno qualche somiglianza o relazione fra loro, dalla quale risulta quella soave semplicità, quella dolce naturale maniera di scrivere, di presentarsi, di parlare, da cui non allontanasi se non chi non ha talento di dar risalto a un pensiero senza cangiarlo in un mostro, da cui non si discosta se non chi è pieno d’affettazione e artificio e ne’ detti e ne’ gesti: si dee necessariamente inserire che si può essere spiritosa mancando di leggiadria, e non avendo la saviezza per guida. A me torna bene adottare la definizione del Locke, il qual vuol che la natura del vero Spirito consista nel concepir facilmente le idee, nell’esprimerle nitidamente, nell’unirle, e raccoglierle con agilità osservandone i rapporti, per poscia fare delle vive pitture che divertano e rapiscano a un tratto. È vero ch’ei più s’inoltra ove dice, che non tutte le confacenze d’idee chiamar si possono spiritose, se oltre al sorprendere e divertire non abbiano del mirabile. Ma che vado io dicendovi? voi pretendete, io mi accorgo, di formare una donna compiuta, e non una sola spiritosa, quando a me non resta che alzar le mani al cielo per divenire una spiritosa qual la divisate voi, più presto, che


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