Pagina:Bianca Laura Saibante - Discorsi, e lettere, Venezia 1781.djvu/76

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plebe? tolga il Cielo. Nobilissimo quanto altro si è l’uso di ornarsi di fiori il crine. E non vi rammenta che a noi diceste dalle prime figlie di Adamo nobilissime al certo, poich’ebbero per padre quegli, che fu creato dalla stessa mano dell’Onnipotente? E poi le gran Donne antiche, le Reine ricordatevi, tutte le Dive più eccelse non vanno esse inghirlandate di fiori? Omero non offre serti di lauri a’ suoi famosi Eroi, e non intreccia di mirti e rose alle Ninfe le bionde chiome? altro che Romane Matrone! E la nostra Lauretta non era ella Donna gentile? e in quante fogge non l’orna di fiori il Poeta dell’anima? giunge per fino a trasformarla in un fiore:

Qual miracolo è quel quando fra l’erba
Quasi un fior siede?...

E poco appresso:

Qual dolcezza è ne la stagione acerba
Vederla ir sola co’ pensier suoi insieme
Tenendo un cerchio a l’oro terso e crespo?

E in quell’estasi Platonica non la vide egli non solo coronata di fiori, ma tutta ricoperta da un amoroso nembo di fiori? Stanza incomparabile, e degna di essere impressa in mille e mille carte:

Da’ be’ rami scendea
Dolce ne la memoria
Una pioggia di fior sovra il suo grembo:
Ed ella si sedea
Umile in tanta gloria
Coverta già de l’amoroso nembo:
Qual fior cadea sul lembo,


Qual