Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/13

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capo i. 5

trenta versi di Virgilio uditi a leggere una sol volta, operò sì che a 12 anni lo zio e maestro non aveva più nulla a insegnargli.

(1564). Il buon prete, non presontuoso, conobbe che suo nipote, ancorchè in così tenera età costituito, avea bisogno di tutt’altro che di un maestro dozzinale; e raccomandollo a Frate Gian Maria Capella cremonese, della congregazione de’ Servi, dotto in filosofia e matematica, e teologia. Col quale conversando il giovanetto Sarpi, e profittando de’ nuovi ammaestramenti, sì s’innamorò delle matematiche che ne fece l’occupazione sua prediletta. I rapidi suoi progressi e i docili costumi lo rendevano caro al precettore Capella e a quanti altri lo conoscevano, talchè tutti a gara si mostravano vogliosi di fargli parte delle loro cognizioni. Con questi mezzi si applicò anco alle lingue greca ed ebraica; e, o inclinato a vita solitaria, siccome quella che agli ingegni studiosi e melanconici è favorevole, o eccitato da’ Serviti medesimi, si affigliò a quell’ordine in onta alle opposizioni della madre e dello zio che lo destinavano prete. Vestì l’abito monastico a’ 24 novembre 1565 contando appena 13 anni, età troppo acerba per una risoluzione di tanto momento, la quale però non smentì giammai. Usando i frati di sbattezzarsi, mutò il nome e si chiamò Paolo, col quale è universalmente conosciuto. E benchè non uscisse ancora dalla puerizia, diede prove di già provetto sapere argomentando pubblicamente, il giorno della vestizione, ad una conclusione di filosofia. Due anni dopo (1567) sostenne in Mantova pubbliche tesi di teologia controversa e diritto canonico,