Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/107

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      Agnolo mio! e via San Giovannino
      Che disse il dì che più l’amata traccia
        Del vostro piè non vide? ― O mio vicino,
       – Disse la strada, – sei forse in un forno?
      Dove ti celi? sei forse in un tino?
        Mostrati, – il Sole è quasi a mezzogiorno;
      Vedi il villan coi polli, e col canestro.
      Che fiuta il tuo consiglio, e gira intorno.
        Ratto corri allo studio, ed il maestro
      Tuo bel labro di nuovo oda la gente;
      Scrivi col pugno sinistro e col destro.
        Accarezza la gola del cliente;
      Dàgli una presa di tabacco, e poi
      Accompagnalo all’uscio umanamente. ―
        Sì disse: ma poichè seppe che voi
      Eravate in prigion, non si sa come,
      Mandò per tutta Pisa un oi oi.
        Trecento volte vi chiamò per nome
      Quella povera strada, e senza modo
      Si graffiò il viso e si stracciò le chiome.
        Non lo dico da burla, ma sul sodo,
      Un tegolo perfino si commosse
      E venne giù a sapere il quando e il modo.
        . . . . . . . . . . . . . .
        Ma voi ci state come stare a letto
      In prigione, ed è cosa, a dire il vero,
      Che mi ha messo nel capo del sospetto.
        Svelatevi, parlatemi sincero;
      Io vi credo un buon uomo, ed io vi credo
      Un uomo bianco ancor che siate nero;
        Ma quando sì rassegnato vi vedo,
      E intendo il vostro placido discorso,
      Voi mi fareste rinnegare il Credo.
        E dico: – egli è una prova del rimorso
      Quello star quatto quatto, e se di colpa