Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/166

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difetto al mio poco valore, e parte alla natura delle cose impossibili all’uomo. Nondimeno agli spiriti gentili amabile è sempre la creazione del fiore, benchè andasse dispersa metà della sua fragranza. Ad ogni modo il poeta, che visse nella sapienza della sventura, che sentì, e fece sentire le universe passioni, che nell’umana materia risvegliano un’anima; il pensiere, che tutti trascorse gli eventi mortali, e poi si affisse nel profondo dei cieli, tentando rapire il velame alla notte del mistero, è troppo grande, perchè non abbia da compensare largamente anche chi lo legga tradotto. La fiamma nodrita di eterni alimenti eterno manda e lontano il calore.

Della molta bellezza, ond’è lieto il presente Poema2, io non mi farò notomista: primamente, perchè l’alta poesia sfugge l’esame, e va del tutto soggetta al sentimento; poi perchè parmi ben fatto lasciare a ciascuno l’indipendenza delle opinioni. Finora le stelle non mi hanno impresso nel sangue bastante influsso di critico, nè il mondo mi dà per anche del chiarissimo, perchè io mi creda di avere in appalto il giudizio, e gridi ai miei fratelli di umanità: ― non guardate, ho veduto io. ― E questo è generalmente il raziocinio di quanti scrissero, e scriveranno riviste di lettere; e dietro a siffatta norma potrei scomporre ad una ad una le parti di un bel corpo, che io non ebbi il magisterio di creare, e così potrei regalarvi l’estratto o il parere; ma il frutto? Chi ha vivo il cuore e l’ingegno, sa fare a meno di certi soccorsi, perchè si aiuta più acconciamente da sè; e chi venne diseredato di quelle due facoltà, sa farne a meno più che mai, per la cagione solenne dell’impotenza. Cento matematici potrebbero dimostrare ben anche le frazioni impercettibili del Bello;