Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/215

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      E il dolor mi fe’ grande? – Mi geme
    Da gran tempo un lamento nel petto,
    Ma è una tacita stilla; e non freme,
    Non prorompe in faville d’affetto,
    Non risuona in terribili accenti
    Come tromba che scuota i giacenti.

      Ma qual ira fatale riarse
    La freschezza dell’alma sì presto?
    Perchè il riso sì ratto scomparse?
    E perchè sulla fronte un sì mesto
    Velo stese la cura sì amara,
    Come il manto che cuopre la bara?

      Fanciulletto alla scuola del mondo
    Venni; – e il mondo una coppa funesta
    Mi accostava alle labbra; – un profondo
    Sorso bevvi, – e una morte fu questa: –
    Ahi! letale del mondo è la scienza!
    È la morte del cuor l’esperienza!

      L’avvoltoio del dubbio mi rose
    Ogni fibra vitale, ogni forza;
    Mi recise le candide rose
    Della speme, e il suo fiato, che ammorza
    Ogni tinta più vaga e serena,
    Come sangue mi corse ogni vena.

      Io ricinsi d’un funebre velo,
    Vel tramato a tristissima scuola,
    La magnifica faccia del cielo
    Che allo spirito è sì calda parola,
    Quando vive lo spirito immerso
    Nel calor di un amore universo.