Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/228

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venuti da me, ma io sono un povero diavolo, ho la stanza vuota e disadorna; non ho tampoco da offrirvi da sedere; e quei due spiriti risposero sorridendo: – noi non siamo mai stanchi. ― Non ho neppure, – soggiunsi, – da farvi un poco di rinfresco, – e rimasi come mortificato. Allora Giovanni si levò di seno un vasetto di forma insolita, ma elegantissima, di una materia preziosa, bellissima, che rifletteva tutti i colori dell’iride, e facendomelo odorare esclamò: – senti, questa è l’ambrosia, il nudrimento degl’immortali: – Odorai, e caddi assorto in un’estasi dolcissima, ineffabile, nella quale mi parve di giacere lo spazio almeno di quattro secoli. Alla fine mi riscossi, e rividi quei due, e dissi: – ma io ho dormito almeno 400 anni? ― Neppure un minuto secondo, – rispose Giovanni, – questo è un lampo della vita immortale. – Io stetti un poco sopra di me, e poi dissi: – ma dunque, o Giovanni, c’è veramente un altro mondo? – Ed egli rispose: – c’è Dio, e c’è un altro mondo. – Queste parole mi scossero tutto, e mi fecero pensar profondamente per un tratto di tempo; poi dimandai: – e chi ci viene nell’altro mondo? ― Ci vengono quelli che soffrono, – mi fu risposto. Io curvai la testa sul petto, come per raccogliere le idee; stetti qualche tempo in quell’atto. A un tratto rialzando la fronte, preso da un impeto subitaneo, interrogai: – ma Elena? – Giovanni allora disse: – Elena è santa fra tutte le Sante, è un inno di fuoco; è la più bella e solenne nota d’amore, che canti dinanzi all’eterno. Ella vede e sente il dolore di sua Madre; e si strugge per lei, e vorrebbe venire da lei; ma quando fa l’atto di partirsi, Dio l’afferra, e se la chiude nel cuore.