Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/328

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tare quel povero gentiluomo. ― Vostro Onore, – rispose il Caporale, – non ha indossato una volta il mantello dopo la notte precedente al giorno che Vostro Onore fu ferito facendo la guardia nelle trincee davanti alla porta di S. Niccola; e di più la notte è tanto fredda e piovosa, che tra il mantello e il temporale vi sarà da morirne, o vi ritorneranno i dolori nell’inguinaia. ― Temo di sì, – rispondeva il mio Zio Tobia, – ma la mente non mi quieta, o Trim, dopo il racconto dell’oste. Avrei desiderato non saperne tanto, – aggiungeva, – o saperne di più. E che modo terremo noi? ― Lasciatene a me la cura, se vi aggrada, – rispose il Caporale, – io piglierò il mio cappello, e il mio bastone, e andrò all’albergo per riconoscere, e far quanto occorre, e tra un’ora Vostro Onore avrà nuova di tutto. ― Va Trim, ― disse il mio Zio Tobia, – ed eccoti uno scellino, perchè tu lo beva insieme al suo servo. ― Gli trarrò tutto di bocca, – disse il Caporale serrando la porta. – Il mio Zio Tobia empiè la seconda pipa, e se non fosse che tratto tratto si divagava dal soggetto, considerando se tornasse bene che la cortina della tanaglia avesse una linea retta, o una curva, poteva dirsi che a null’altro pensasse fuorchè a Le Fever e al suo figliuolo in tutto quel tempo. E non aveva per anche scosse le ceneri della sua terza pipa, che il Caporale ritornò dall’albergo, e gli diè le seguenti notizie. ― A prima giunta io disperava, – cominciò il Caporale, – di recare a Vostro Onore nessuna novella intorno al povero Luogotenente infermo. ― È dunque dell’armata? – disse il mio Zio Tobia. ― Certo, – rispose il Caporale. ― E di qual reggimento? – disse il mio Zio Tobia. ― Io vi narrerò tutte le cose, – rispose il Caporale, – a mano a mano che le ho sapute. ― E