Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/93

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anche quella della persona; per questo io nol farei, e procurerei al summum di tenermele a mente per ridirtele poi testa testa nel giolito d’un simposio, nell’intervallo fra un bicchier e l’altro.» ― E credete, che Giorgio Spugna è più filosofo di quel che non pare, precisamente perchè non pare un filosofo. E ripeterò con lui: qualche volta bisogna spendere. Che direste d’un uomo, che stesse da mattina a sera a guardar l’orologio per far buon uso del tempo? Per lo meno perderebbe il tempo a vederlo passare. Mettetevi in tasca l’orologio, e fate le vostre faccende, l’orologio consultatelo di quando in quando secondo il bisogno. Bisogna fare a tutti la sua parte, e se coltivate una cosa sola, e l’altre trascurate, godete meno, e le altre vi vanno a male. Così è come io ve la dico, e vi esorto a crederci, o almeno potete fidar più sul mio senno quand’io discorro alla buona, e senza pretensioni, che quando mi metto in aria di ragionare. Sopratutto rammentatevi il nome e le opinioni di Giorgio Spugna. Ei se lo merita, ed a me farete cosa cara.


CAPITOLO XX.


Io ho detto nel capitolo XVII, che sono in prigione, e lo confermo nel Capitolo XX. Oggi finiscono trentaquattro giorni, e non isbaglio; in mancanza del lunario li ho contati due volte sulle dita.

A chi me l’avesse detto il 2 di settembre io avrei riso in faccia di un cotal riso da venirne al duello. Eppure io ci sono!

Benedetti i primi giorni della mia prigionia! – io era così sempre fresco del passato, che sovente mi riusciva d’illudermi. Sovente sopra pensiere chia-