Pagina:Biografie dei consiglieri comunali di Roma.djvu/148

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massimo duca mario

lustre, che quell’ufficio anco sostenne, e che la morte, questa tiranna imperatrice del mondo, involava alla vita nel comune compianto. —

Il Duca Mario Massimo nasceva da nobilissima stirpe nel giorno 5 giugno 1808. —

Coloro ai quali sorrise fortuna di nascere iu mezzo alle ricchezze ed agli agi, il più di sovente al diletto dogli ozi si abbandonano, e in piume dorate si giacciono, nè il cuore educano a teneri sensi e gentili, nè la mente a forti e severi studi, onde passano sopra la terra come aride fronde d’albero inutile, e cadono senza profumo e senza frutto nel mare eterno della oscura oblivione. —

Ma il Duca Massimo dello ricchezze si giovò per salire in onore facendosi sgabello delle più elette virtù. — E di vero dell’età giovanissimo rivelò precocità d’ingegno, e forte amore agli studi, e si diè perciò di tutta lena ad istruire sua mente e a comporre il suo cuore ad altissimi sensi. — Alle scienze filosofiche e matematiche egli sentì inclinazione grandissima, e nelle medesime riuscì eccellente, chè nel disputare di filosofia fu insuperabile, e in ogni soluzione matematica pronto e nelle teoriche disquisizioni senza pari. — Nella Romana Università egli studiando, era non solo dai professori insegnanti, ma dai suoi compagni con distiuta estimazione riguardato, chè il suo nome suonava splendidissimo per le virtù dell’ingegno come per la compitezza dell’animo. — E di fatti, cosa rarissima in uomini che sortirono nobiltà e ricchezze, riportava egli in quelle scienze la laurea ad honorem, il che prova quanto egli fosse nelle medesime in eccellenza. — Fu ricercato quindi da personaggi dottissimi, che secolui trovavano pascolo dilettoso alle scientifiche elucubrazioni. — Lo prese di poi vaghezza di conoscere astronomia e a quello studio con particolare affezione si dedicò, onde stabilì eziandio un osservatorio nel suo palazzo all’Ara-Coeli, e la profondità, la immensità e la bellezza di quella scienza così lo trasportava che pareagli vivere una vita di cielo, una vita che lo avvicinava al fattore supremo dell’universo, al creatore di quelle meraviglie, cui ogni mortale riguarda con attonito sguardo, e sente che nel mistero di tutte quelle cose bolle sta un’arcana onnipotenza, ed è costretto adorarla. —

La severità degli studi non mitigava in lui la giovialità dell’animo, chè come era grave, acuto e profondo negli scientifici ragionari, così era lieto, piacevole e di un tratto gentile ed affabilissimo nei conversari. —

Il cuore ebbe educato ad elevato sentire, ed arse del vero amore di patria, del bene della umanità. —

Mentre la notte del sepolcro copriva il pontificato di Gregorio XVI, sorgeva raggiante di novella luce il papa Pio IX, al quale inneggiavano tutte