Pagina:Biografie dei consiglieri comunali di Roma.djvu/172

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pianciani conte luigi

addietro addimostrato, doveva certo pensare alle fondamentali riforme che si sarebbero dovute introdurre per dare alla popolazione un indirizzo che corrispondesse nella dignità all’antico civis romanus, e che per iscopo tendesse a portare quei benefizi che una retta e disinteressata economia può sola arrecare: democratico, quale era apparso dai suoi atti antecedenti, doveva conoscere i bisogni delle singole classi, e provvedere perchè il lusso smodato non offendesse la nobile severità della miseria, nè questa ricevesse ingiuria con soccorso che non fosse frutto di lavoro: cittadino romano doveva sentirsi stringere l’anima al confronto delle superbe basiliche, degli immensi monasteri, dei vastissimi palazzi, con vicolettacci stretti, umidi, scuri, dove in vere tane nascono, vegetano e muoiono i successori dei Quiriti, di dove sfugge alla mattina e torna a stagnare ogni notte il torrente umano, mescolanza di uomini, di donne, di bestie, di cose, di età, di sessi, di salute, di malattie, fra un’aria ch’è fumo, vapore, la nebbia incoerente dell’incubo, tenebra di sogni, abbarbagliamento di luci, di figure, fra cui perdesi financo il concetto di quella triste commedia che la fede e l’indifferentismo, la beneficenza e l’oziosità, la ricchezza e la miseria rappresentano sciaguramente nella grande città dei sotte colli.

Quali idee portava il Pianciani in Campidoglio?..... In sul principio lasciò molto a desiderare, e quando gli si domandava una parola, un atto che fosse segno di vita, i suoi amici rispondevano «pazienza! deve raggiungere una meta, acquistarsi la fiducia, e poi Roma ne avrà vantaggio ed onore.»

Egli è quivi dovere di giustizia accennare come moltissimi ostacoli gli si sieno elevati contro, per non volersi dare a Roma un Sindaco che nel Parlamento sedesse sui banchi della sinistra. Ma quando da ogni canto sorsero le domande che almeno per titolo di saggio, l’intelligenza, il cuore, la esperienza del Pianciani si mettessero alle prove, in allora più accaniti e più studiati furono i mezzi per avversarlo; senza che quelli si sieno risparmiati del ridicolo ghignante sopra una congiurata impotenza. Il buon volere ed il coraggio non parvero venirgli meno, ma bastavano?..... Il Pianciani fungendo le funzioni di Sindaco aveva dinnanzi a sè l’avvenire, e stava ad esso il modellarlo secondo le idee proprie. Il Pianciani vedeva il deserto cingere la città di Roma come una fascia mortuaria; non agricoltura, non industria, non commercio; ma una popolazione avvezza fin dal tempo più remoto a vivere sul forestiere, o sul Vaticano: vedeva il governo fare suo pro di Roma come in città di conquista, nè punto curarsi come le grandi masse vivessero, alloggiassero, cibassero: vedeva migliaia di famiglie bisognose della emozione della osteria, si finisca pure con il coltello o nella prigione o nel cimitero, perchè male può vivere, o semplicemente respirare il lavoratore nei covili che si chiamano abitazioni per i poveri: vedeva i figli abbonanti le domestiche stamberghe inondare ancor tenerelli le vie, e perduto ogni profumo d’innocenza, ogni sentimento di pudore, annegare nella morta gora dell’ozio e del vizio. Questo quadro lercioso ma vero, ributtante ma bisognevole troppo di