Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/223

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nota 217


È quello che ho fatto, ottenendo risultati che posso affermare sicuri: la maggior parte delle innovazioni della stampa del 1594 erano giá nell’edizione di messer Tizzone Gaetano di Pofi pubblicata a Venezia nel 1524 e da allora riprodotta nella maggior parte delle edizioni del sec. XVI; tutte le edizioni anteriori al 1524 e tutti i manoscritti esaminati confermano che quelle innovazioni si debbono all’intervento arbitrario di messer Tizzone, e che quindi vanno escluse dal testo genuino, compreso quel passo del capitolo terzo segnalato dal Moutier; le edizioni moderne dell’Elegia, posteriori a quella del Moutier (oltre a quelle giá citate del Fanfani e del Gigli, l’edizione Sonzogno, 1883, e quella Salani, 1934), conservano nel testo buona parte degli interventi arbitrari di messer Tizzone.

Per il mio lavoro ho avuto bisogno di consultare edizioni e manoscritti che si trovano fuori di Firenze. Sono lieto di poter qui manifestare la mia gratitudine per la liberalitá e la sollecitudine con cui mi sono stati inviati manoscritti o edizioni rare dalle Biblioteche: Universitaria di Bologna, Nazionale di Milano, Estense di Modena, Nazionale di Napoli, Universitaria di Padova, Nazionale di Palermo, Nazionale di Parma, Nazionale di Roma, Nazionale di Venezia. Un ringraziamento particolare debbo al Bibliotecario Direttore della R. Biblioteca Marucelliana di Firenze, E. Jahier, che mi ha spontaneamente offerto il suo prezioso aiuto per la ricerca di stampe e manoscritti nelle Biblioteche fuori di Firenze e per la richiesta del prestito, dandomi modo di consultare tutto nella Biblioteca da lui diretta.

Durante l’esplorazione dei manoscritti dell’Elegia, la fortuna mi è stata favorevole nel mettermene subito sotto gli occhi uno contenente delle chiose marginali, che un attento esame e il confronto con chiose analoghe che si trovano nell’autografo del Teseida, mi rivelarono per sostanzialmente autentiche del Boccaccio. Interessante in queste chiose il criterio nuovo con cui furono stese, rispetto a quelle del Teseida: il Boccaccio cita la sua fonte trascrivendo versi di Virgilio, di Ovidio, di Lucano, di Seneca, etc. Testimonianza dell’amorosa cura e predilezione per questa sua opera.