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40 | l'elegia di madonna fiammetta |
essere può, io ti priego che in questo tu séguiti il mio volere, cioè in dare alla tua andata alcuno indugio, nel quale
io immaginando il tuo partire, con continuo pensiero possa
apparare a sofferire d’essere senza te. E certo questo non ti
deve essere grave: il tempo medesimo, il quale ora la stagione mena malvagio, m’è favorevole. Non vedi tu il cielo
pieno d’oscuritá, continuo minacciare gravissimi pestilenze
alla terra con acque, con nevi, con venti e con ispaventevoli
tuoni? E come tu déi sapere, ora per le continue piove ogni
picciolo rivo è divenuto un grande e possente fiume. Chi è
colui che si poco se medesimo ami, che in cosí fatto tempo
si metta a camminare? Dunque, in questo fa’ il mio piacere,
il quale se far non vogli, fa’ il tuo dovere. Lascia i dubbiosi
tempi passare, e aspetta il nuovo nel quale e tu meglio e con
meno pericolo andrai, e io, giá co’ tristi pensieri costumata,
piú pazientemente aspetterò la tua ritornata. —
A queste parole egli non indugiò la risposta, ma disse:
— Carissima giovane, l’angosciose pene e le sollecitudini varie nelle quali io contro a mio piacere ti lascio, e meco senza dubbio ne porto l’une e l’altre, mitighi la lieta speranza della futura tornata; né di quello che cosí qui come altrove, quando tempo sará, mi deve giungere, cioè la morte, è senno d’averne pensiero, né de’ futuri accidenti a nuocere possibili e a giovare. Ovunque l’ira e la grazia di Dio coglie l’uomo, quivi e il bene e il male, senza potere altro, gli conviene sostenere. Adunque queste cose senza badarci, nelle mani di lui, meglio di noi consapevole de’ nostri bisogni, le lascia stare, e a lui con prieghi solamente addimanda che vengano buone. Che mai di niuna donna io sia altro che di Fiammetta, appena pure se io il volessi, il potrebbe fare Giove, con sí fatta catena ha il mio cuore Amore legato sotto la tua signoria. E di ciò ti rendi sicura, che prima la terra porterá le stelle, e il cielo arato da’ buoi producerá le mature biade, che Panfilo sia d’altra donna che tuo. L’allungare di spazio che chiedi alla mia partita, se io il credessi a te e a me utile, piú volentieri che tu nol chiedi il farei; ma tanto