Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/78

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tre parti come apparirá. Dice adunque: «Diviolenti», cioè di coloro li quali con forza fanno altrui ingiuria, «il primo cerchio è tutto», cioè il primo cerchio de’ tre, li quali mostra essere sotto quei sassi, il quale nel numero de’ cerchi dello ’nferno è settimo; e dice, «è tutto», percioché il distingue, come detto è, in tre parti, le quali tutte e tre son piene di violenti. E mostra la ragione perché in tre parti il distingua, dicendo: «Ma, perché si fa forza a tre persone», in se medesime diverse e separate, come apparirá; «in tre gironi è distinto e costrutto», questo primo cerchio. E, detto questo, mostra quali sieno le tre persone, alle quali i violenti o fanno o si sforzan di fare ingiuria, dicendo: «A Dio», il qual noi dobbiamo amare e onorare sopra ogni altra cosa, e lui solo adorare, e questi è l’una persona; «a sé» medesimo, cui noi dobbiamo, appresso a Dio, amare piú che alcuna altra cosa, e questo è la seconda persona; «al prossimo», il quale noi dobbiamo amare come noi medesimi. [È vero che in questo prossimo ha differenza da un prossimo ad un altro, percioché a tutti gli uomini, di che che setta, di che che nazion si sieno, secondo la legge naturale, siam prossimi; percioché tutti da un principio, cioè da’primi parenti, proceduti siamo, e però tutti ci dobbiamo amare. Ma a questa generalitá si prepone una particularitá, percioché noi dobbiamo amare piú i cristiani che l’altre sètte; conciosiacosaché noi siamo da una medesima legge, da una medesima dottrina, da quegli medesimi sagramenti costretti insieme, dove dall’altre sètte noi siam separati. E, oltre a questa, pare ancora che questa particularitá riceva alcuna divisione, in quanto pare che ciascun debba piú amare colui che con congiunzione di piú prossimana consanguinitá è congiunto, che un altro piú lontano di parentela amare; e cosi potrebbe seguire che, quanto alcun dee piú strettamente amare un che un altro, piú gravemente pecchi, se in colui, che piú dee amare, fa violenza: ma questo si rimanga al presente.] «Si puone», cioè si puote, «Far forza»; e, detto questo, apre piú la sua intenzione, dicendo: «dico in loro», cioè nelle