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144 giornata ottava

e per onor di te, t’incresca di me. — Lo scolare, con fiero animo seco la ricevuta ingiuria rivolgendo e veggendo piagnere e pregare, ad una ora aveva piacere e noia nell’animo: piacere della vendetta la quale piú che altra cosa disiderata avea, e noia sentiva movendolo l’umanitá sua a compassion della misera. Ma pur non potendo l’umanitá vincere la fierezza dell’appetito, rispose: — Madonna Elena, se i miei prieghi, li quali io nel vero io non seppi bagnar di lagrime né far melati come tu ora sai porgere i tuoi, m’avessero impetrato, la notte che io nella tua corte di neve piena moriva di freddo, di potere essere stato messo da te pure un poco sotto il coperto, leggèr cosa mi sarebbe al presente i tuoi esaudire: ma se cotanto ora piú che per lo passato del tuo onor ti cale, ed ètti grave il costá sú ignuda dimorare, porgi cotesti prieghi a colui nelle cui braccia non t’increbbe, quella notte che tu stessa ricordi, ignuda stare, me sentendo per la tua corte andare i denti battendo e scalpitando la neve, ed a lui ti fa’ aiutare, a lui ti fa’ i tuoi panni recare, a lui ti fa’ por la scala per la qual tu scenda, in lui t’ingegna di metter tenerezza del tuo onore, per cui quel medesimo ed ora e mille altre volte non hai dubitato di mettere in periglio. Come nol chiami tu che ti venga ad aiutare? Ed a cui appartiene egli piú che a lui? Tu se’ sua: e quali cose guarderá egli o aiuterá, se egli non guarda ed aiuta te? Chiamalo, stolta che tu se’, e pruova se l’amore il quale tu gli porti ed il tuo senno col suo ti possono dalla mia sciocchezza liberare; la qual, sollazzando con lui, domandasti quale gli pareva maggiore, o la mia sciocchezza o l’amor che tu gli portavi. Né essere a me ora cortese di ciò che io non disidero né negare il mi puoi, se io il disiderassi; al tuo amante le tue notti riserba, se egli avvien che tu di qui viva ti parti: tue si sieno e di lui: io n’ebbi troppo d’una, e bastimi d’essere stato una volta schernito. Ed ancora, la tua astuzia usando nel favellare, t’ingegni col commendarmi la mia benivolenza acquistare e chiamimi gentile uomo e valente, e tacitamente, che io, come magnanimo, mi ritragga dal punirti della tua malvagitá t’ingegni di fare: ma le tue lusinghe non m’adombreranno ora