Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/194

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dere, e lascia il campo solo alla vincitrice donna. Le quali poichè espedita la possessione veggono, tutta la sollecitudine alle ruffiane e agli amanti si volge. E sieti manifesto, che colei che in questa moltitudine più casta e più onesta ti pare, vorrebbe avanti solo un occhio avere, che esser contenta solo d’un uomo; e se forse due o tre ne bastassero, saria qualche cosa, e forse saria tollerabile, se questi due o tre avanzassero i mariti, o fossero almen loro pari. La loro lussuria è focosa e insaziabile, e per questo non patisce nè numero nè elezione: il fante, il lavoratore, il mugnaio, e ancora il nero etiopo, ciascuno è buono sol che possa. E son certo, che sarebbono di quelle che ardirebbero a negare questo, se l’uomo non sapesse già molte, non essendo i mariti presenti, o quelli lasciati nel letto dormendo, esserne ne’ lupanari pubblici andate con vestimenti mutati, e di quelli ultimamente essersi partite stanche, ma non sazie. E che cosa è egli ch’elle non ardiscano per potere a questo bestiale loro appetito soddisfare? Esse si mostrano timide e paurose, e comandandolo il marito, quantunque la cagion fosse onesta, non sarebbono in niuno luogo alto, chè dicono che vien meno loro il cerebro; non entrerebbono in mare, chè dicono che lo stomaco nol patisce; non andrebbono di notte, che dicono che temono gli spiriti l’anime e le fantasime. Se sentono un topo andar per la casa, e che ’l vento muova una finestra, o che una piccola pietra caggia tutte si riscuotono, e fugge loro il sangue e la forza, come se a un mortal pericolo soprastessono; ma esse prestano fortissimi animi a quelle cose le quale esse vogliono disonestamente adoperare. Quante già su per le sommità