Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/219

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acquistati; de’ quali non avvenne come di chi corre al palio, il quale ha l’uno de’ molti, anzi de’ molti pervennero molti al termine disiato, sì come essa procacciava. Alla cui focosa lussuria, non che io bastassi solo, o uno amante o due oltre a me, ma molti ad attutarne una sola favilluzza non erano sufficienti: della qual parlato non t’ho, nè intendo distesamente parlare, perciocchè contraria medicina sarebbe alla infermità la quale io son venuto a curare, conoscendo io che tanto quanto coloro che l’amistà delle femmine desiderano più focose le sentono più di speranza prendono, e per conseguente più di nutrimento aggiungono al loro amore. Sommariamente adunque, di questa parte toccandoti, ti dico, che, come che io già ne sospicciassi, ora ne sono certissimo, che tal cavaliere è per lo mondo, per lo passato più animoso che avventurato, del quale essa innamoratasi, assai volte già seppe come pesava; e senza al suo o al mio onore avendo riguardo niuno, così la sua dimestichezza usava come il mio marital debito, non solamente il sè medesima concedendoli le bastava, ma essa, come l’amico tuo ti disse ch’era magnifica, per magnifica dimostrarsi, non del suo, ma del mio, una volta e altra, e poscia più, quando per un cavallo, quando per una roba, e talvolta fu, in grandissima necessità di lui, di buona quantità di danari il sovvenne sì, che, dove tesoriera aver mi credea, donatrice scialacquatrice e guastatrice avea. Nè ancora bastandole il mio dovuto amore, nè quello ch’essa a suo piacere scelto s’avea, ancora aggiunse a soddisfare i suoi focosi appetiti: tal vicino ebb’io, al quale io più d’amore portava che egli a me d’onore. E