Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/168

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Egli ancora non è il primo che questo fa, nè tu la prima a cui avviene. Giasone si partì di Lemnos d’Isifile, e tornò in Tessaglia di Medea; Parìs si partì di Oenone delle selve d’Ida, e ritornò a Troia di Elena; Teseo si partì di Creti di Adriana, e giunse ad Attene di Fedra: nè però Isifile, o Oenone, o Adriana s’uccisero, ma posponendo li vani pensieri, misero in oblio li falsi amanti. Amore, come io di sopra ti dissi, niuna ingiuria ti fa o t’ha fatta, più che tu t’abbi voluto pigliare. Egli usa il suo arco e le sue saette senza provedimento alcuno, sì come noi tutto giorno veggiamo; e deeti per manifesti e infiniti essempli la sua maniera essere chiara, che niuno meritamente di cosa che gli avvenga per lui, non si dovria di lui ma di sè condolere. Egli fanciullo lascivo, ignudo e cieco, volta e gitta, e non sa modo rimuoverlo, è anzi piuttosto un perdersi le parole.

La nuova donna, dal tuo amante presa, forse da lei preso il tuo amante, alla quale tu con tante ingiurie minacci, forse non con sua colpa l’ha fatto suo, ma egli forse di lei con improntitudine è divenuto, e come tu a’ prieghi di lui non potesti resistere, per avventura nè ella medesima, forse non meno di te pieghevole, li potè senza pietà sostenere. Se egli così sa piagnere, come narri, quando gli piace, sieti manifesto le lagrime e la bellezza congiunte avere grandissime forze. E oltre a ciò, poniamo pure che la gentil donna con le sue parole e atti l’abbia irretito: così s’usa oggi nel mondo, che ciascuna persona cerca il suo vantaggio, e senza altrui riguardare, quando il trova sel piglia comunque puote. La buona donna, non forse meno di te savia in