Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/273

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libro terzo 269

uomini eterne, cosí come le nostre anime sono. Adunque voi ancora come me giovani, non vi sia grave, ma al mio priego vi piegate, e qualunque di voi in ciò come fedele amico mi vuole servire liberamente di sí risponda, senza volermi mostrare che la mia impresa sia meno che ben fatta: ché quello ch’io fo, io ’l conosco, e invano ci balestrerebbe parola chi s’ingegnasse di farmene rimanere».

Tacque Florio, e Ascalione cosí gli rispose: «O caro a me piú che figliuolo, tu mostri nella fine delle tue parole di me avere poca fidanza, e simile nel pregare che fai, di che io mi maraviglio. Certo non che a’ tuoi prieghi ma a’ tuoi comandamenti, se la mia vecchiezza fosse tanta che il bastone per terzo piede mi bisognasse, mai dalla tua signorevole compagnia né da’ tuoi piaceri mi partirei infino alla morte. Ben conosco come amore strigne: e però muovati qual cagione vuole, che me per duca e per vassallo mi t’affero a seguirti infino alle dorate arene dell’indiano Gange e infino alle veloci acque del Tanai, e per li bianchi regni del possente Borea, e nelle velenose regioni di Libia, e, se necessario sia, ancora nell’altro emisperio verrò con teco. Le quali parti tutte cercate, di dietro a te negli oscuri regni di Dite discenderò, e se via ci sani d’andare alle case de’ celestiali iddii, con te insieme le cercherò, né mai da me sarai lasciato mentre lo spirito sará con meco». Cosí appresso ciascuno degli altri giovani risposero, e si proffersero lieti sempre al suo servigio, dicendo di mai da lui non partirsi per alcuno accidente, e che piú piaceva loro per l’universo con lui affannare, che nel suo regno, senza lui, in riposo vivere. Allora li ringraziò Florio tutti, e pregolli che senza indugio ciascuno s’apprestasse di ciò che a fare avesse, ch’egli intendeva con loro insieme di partirsi al nuovo giorno vegnente appresso a quello.

Queste cose dette, se n’andò davanti al re, che dolente dimorava e pensoso, e cosí gli disse: «Poi che voi avete gl’infiniti tesori, presi della vendita di Biancofiore, piú cari che la mia vita o che la mia presenza, assai mi spiace, però che da voi partire mi conviene, e andare pellegrinando infine a tanto